Dal Centro Anti Violenza all’Alloggio Sociale: la storia di Sonia
Sonia (nome di fantasia) viene accolta nell’Alloggio Sociale della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus nel 2019. Le operatrici la incontrano al Centro Anti Violenza. È molto bella, ha i capelli lunghi e una carnagione chiara. Vive in Italia da qualche anno, è rumena.
“Ho paura”, ci dice subito. “Ho denunciato mio padre, mi maltrattava: mi trovo in una situazione più grande di me”. Suo padre l’ha costretta al trasferimento in Italia quando aveva 16 anni, abbandonando affetti, amicizie, tutto. Sonia viveva con i nonni, sua madre è scomparsa nel nulla quando aveva due anni. Suo padre le si è rivelato solo dopo la morte dei nonni, inizialmente diceva di essere uno zio, non voleva occuparsi di lei.
La porta con sé allora, in Italia, ma qui Sonia vive un incubo fatto di violenza e assurdi divieti. Il padre è geloso, è autoritario, aggressivo e, soprattutto, beve, beve molto. Un giorno, ubriaco, rompe una bottiglia di vetro e la minaccia di morte: la ragazza scappa, si chiude in bagno, come altre volte. È stato in quel momento che ha deciso di denunciare.
Dopo il passaggio presso il Centro Anti Violenza, Sonia viene accolta nell’Alloggio Sociale, in una delle strutture della Fondazione: una realtà attiva da anni che opera a stretto contatto con le istituzioni e le forze di polizia. I primi giorni li passa a scrivere un diario, ad ascoltare musica, in solitudine. Dopo un po’ si integra, si confida, instaura relazioni con le altre persone accolte e, in piena estate, festeggia il suo compleanno.
È la prima festa di compleanno della sua vita.
Il resto della sua storia è fatto di difficoltà e delusioni, come quando sperava di rincontrare sua madre, senza però riuscirci. Ma anche di grandi prove superate e nuovi capitoli ancora da scrivere.
Oggi Sonia è rientrata in Romania: grazie a una cugina che si è messa sulle sue tracce ha un nuovo progetto di vita.
Ha preso la patente, lavora, sta bene.
Ha tutta una vita davanti.