La Fattoria sociale della Fondazione come modello regionale di sviluppo

L’agricoltura sociale può fare realmente della Capitanata il modello regionale per un nuovo tipo di sviluppo basato sull’erogazione di servizi socio-assistenziali.

È quanto emerso nel corso del convegno di mercoledì 4 ottobre a Masseria De Vargas, a due chilometri da Foggia, a cui hanno partecipato i vertici dei comparti agricoltura, salute e welfare della Regione. Sì, ma in che modo? Intanto apprendendo da Gianluca Nardone, direttore regionale del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo rurale e Ambientale, cosa effettivamente può ottenere una fattoria sociale. «Con una certificazione come quella ricevuta dalla Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus – ha spiegato Nardone – che ne fa la prima realtà in Puglia, ogni fattoria sociale può avere finanziamenti fino a duecentomila euro per tre anni di progettualità, sempre che rispondano a certi requisiti. Però – ha precisato – deve essere un’azienda agricola, perché il dipartimento finanzia investimenti, non servizi».

Per questi ultimi si intendono tutte quelle attività che trasformano un’azienda agricola in una realtà economica del Terzo Settore: recupero e reinserimento lavorativo di soggetti fragili, percorsi psico-assistenziali, progetti di occupazione per persone a bassa redditualità e quant’altro.

Prezioso, in tal senso, è stato il contributo di alcune realtà nazionali già consolidate nel settore. «È importante che la comunità sia coinvolta – ha detto Giuliana Colussi, della Cooperativa sociale “Il Piccolo Principe” di Pordenone – e che la gente comprenda che l’acquisto ha un valore maggiore rispetto al mercato ortofrutticolo. Noi lavoriamo con persone che escono dal carcere, dalle dipendenze, giovani e vecchi che perdono il lavoro: è questo che la comunità deve sapere di sostenere». Per Ilenia Marangon, della Cooperativa laziale “Il Trattore”, anche l’amministrazione pubblica deve fare la sua parte «proprio com’è accaduto – ha raccontato – al Comune di Roma quando ha pubblicato il nuovo bando dedicato al servizio di ristorazione per le mense scolastiche: tra i criteri inseriti c’era anche il valore sociale, cosa che ha aperto le porte alle fattorie sociali. Questo per noi si è tradotto in attività di riabilitazione ed educative, oltre che di inserimento lavorativo, con il coinvolgimento di 2500 bambini e 250 insegnanti».

Esperienze di buone prassi recepite, tra gli altri, dal delegato Asl Savino Di Malta e dalla Responsabile del Piano Sociale di Zona, Maria Rosaria Bianchi, in vista di una pianificazione sul territorio che chi andrà a governare il Comune di Foggia non potrà ignorare.