Nella Giornata della Memoria, il ricordo va anche al presente

Lo scorso 6 marzo la Casa di Abraham e Sarah diede asilo al primo gruppo di cittadini ucraini, prevalentemente donne e bambini. Scappavano da zone a rischio, tra Leopoli e Kiev, laddove presto sarebbero arrivate le incursioni militari russe cominciate, com’è tristemente noto, il 25 febbraio scorso.

Impiegate, lavoratrici di vario tipo, pensionate. C’era anche un’insegnante di scuola primaria che, di lì a qualche mese, avrebbe dovuto condurre i propri alunni agli esami finali e il fatto di non poter essere in classe la faceva soffrire più di ogni altra. Ma erano presenti anche adolescenti che hanno proseguito la scuola in modalità online, a distanza, aiutate dai volontari e professionisti che da sempre operano con la Fondazione, soprattutto mediatrici culturali.

La scorsa estate poi, hanno fatto ritorno nella loro terra. Ma, anche se per poco, hanno conosciuto la paura, il terrore di dover lasciare tutto e scappare, con l’ignoto davanti. E ancora oggi non sono e non si sentono al sicuro.

In un giorno così importante, è bene ricordare il male di ogni conflitto bellico e il disastro di quanto accaduto meno di un secolo fa a milioni e milioni di fratelli ebrei, e non solo.

Nella Giornata della Memoria è utile e sacrosanto ricordare il passato, ma anche il presente, soprattutto quando questo somiglia maledettamente a quanto già tragicamente avvenuto.